DIONISO E PENTEO
Tragedia del Teatro
TEATRO DEL LEMMING
Dal 18 al 24 Novembre
elementi scenici Ulrico Schettini, Martino Ferrari
aiuto regia Roberto Domeneghetti drammaturgia,
musica e regia Massimo Munaro
Forse non è un caso che Le Baccanti di Euripide si configuri come l‘ultima delle grandi tragedie che ci sono rimaste. Per certi aspetti essa si pone come fine di un genere, e più in generale di un pensiero (quello tragico appunto), ma anche come inizio di quella diversa visione del mondo che sta alla base della tradizione che conduce fino ad oggi e a quel che rimane del teatro moderno. Implicitamente, mettendo in scena come protagonista lo stesso dio del teatro - Dioniso, essa si pone come riflessione sullo stesso statuto di teatralità, sulla sua crisi, sulla sua impossibilità. Il teatro, sotto il segno di Dioniso, si configura essenzialmente come una relazione fondata sulla reciprocità (io ti vedo mentre tu mi vedi), come rito collettivo il cui skopòs è quello di giungere ad una comunione-dispersione delle soggettività, a favore di una osmosi col divino, col tutto. Di questo teatro non sembra esserci quasi traccia nel teatro di oggi.
elementi scenici Ulrico Schettini, Martino Ferrari
aiuto regia Roberto Domeneghetti drammaturgia,
musica e regia Massimo Munaro
Forse non è un caso che Le Baccanti di Euripide si configuri come l‘ultima delle grandi tragedie che ci sono rimaste. Per certi aspetti essa si pone come fine di un genere, e più in generale di un pensiero (quello tragico appunto), ma anche come inizio di quella diversa visione del mondo che sta alla base della tradizione che conduce fino ad oggi e a quel che rimane del teatro moderno. Implicitamente, mettendo in scena come protagonista lo stesso dio del teatro - Dioniso, essa si pone come riflessione sullo stesso statuto di teatralità, sulla sua crisi, sulla sua impossibilità. Il teatro, sotto il segno di Dioniso, si configura essenzialmente come una relazione fondata sulla reciprocità (io ti vedo mentre tu mi vedi), come rito collettivo il cui skopòs è quello di giungere ad una comunione-dispersione delle soggettività, a favore di una osmosi col divino, col tutto. Di questo teatro non sembra esserci quasi traccia nel teatro di oggi.
La relazione si fa qui oppositiva perché lo sguardo dello spettatore moderno, di cui Penteo è il perfetto prototipo, è distaccato, voyeuristico. La tragedia di Penteo ripropone così la tragedia della nostra cultura occidentale che è quella della separazione, della dualità. Che è anche dualità di attore e spettatore, di atto e rappresentazione.
Per il Teatro del Lemming DIONISO E PENTEO - Tragedia del teatro è la seconda parte del ciclo denominato Tetralogia dello spettatore. Il lavoro prevede un coinvolgimento diretto, drammaturgico e sensoriale di un gruppo di sette spettatori a replica.
N.B sette spettatori a replica / più repliche al giorno //prenotazione obbligatoria
La relazione si fa qui oppositiva perché lo sguardo dello spettatore moderno, di cui Penteo è il perfetto prototipo, è distaccato, voyeuristico. La tragedia di Penteo ripropone così la tragedia della nostra cultura occidentale che è quella della separazione, della dualità. Che è anche dualità di attore e spettatore, di atto e rappresentazione.
Per il Teatro del Lemming DIONISO E PENTEO - Tragedia del teatro è la seconda parte del ciclo denominato Tetralogia dello spettatore. Il lavoro prevede un coinvolgimento diretto, drammaturgico e sensoriale di un gruppo di sette spettatori a replica.
N.B sette spettatori a replica / più repliche al giorno //prenotazione obbligatoria