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L'URLO E ALTRE FALISTRE

Rito a due voci

Domenica 30 Giugno | Festival Opera Prima - Rovigo - Piazza Annonaria


Con  Marco Munaro e Massimo munaro
poesie di  Marco Munaro
Drammaturgia, musica e regia  Massimo Munaro
una produzione Teatro del Lemming 2024

 

Il primo lavoro che segnalò il Teatro del Lemming all'attenzione del pubblico e della critica nazionale fu Cinque Sassi, un lavoro scenico che nasceva da una raccolta di poesia di mio fratello Marco. Il testo poetico veniva frantumato, moltiplicato, abitato dal corpo di molti attori che in scena riempivano quelle parole di azione e colori. La poesia non stava soltatno nel suono ma anche nella composizione delle azioni, dei corpi, della luce, della musica, del canto, dei silenzi.
Era il 1994.

Con  Marco Munaro e Massimo munaro
poesie di  Marco Munaro
Drammaturgia, musica e regia  Massimo Munaro
una produzione Teatro del Lemming 2024

 

Il primo lavoro che segnalò il Teatro del Lemming all'attenzione del pubblico e della critica nazionale fu Cinque Sassi, un lavoro scenico che nasceva da una raccolta di poesia di mio fratello Marco. Il testo poetico veniva frantumato, moltiplicato, abitato dal corpo di molti attori che in scena riempivano quelle parole di azione e colori. La poesia non stava soltatno nel suono ma anche nella composizione delle azioni, dei corpi, della luce, della musica, del canto, dei silenzi.
Era il 1994.

 

Trent'anni dopo

 

IL TESTO (poetico, teatrale) e l'EVENTO. Innanzitutto di una voce, di un canto della lingua-realtà, della poesia stessa, insieme gioioso e bissale - spalancate universi. E poi (esiste anche un'intelligenza del corpo) di un gesto muto e onnidicente, grado zero delle lingue e origine di ogni possibilità comunicativa- narrativa: "Ma come, non mi vedi? Sono qui" (l'evento dell'essere qui) e "corse, grida, risa: ti ho colpito!" (qui nella storia). Ma è una storia narrata per "intermittenze del corpo", cioè per lampi di verità del corpo / tempo /memoria, che pur ruotano attorno a due gruppi tematici: da una parte la morte dell'infanzia e dell'adolescenze (L'urlo) e dall'altra l'infanzia e l'adolescenza ritrovate (le falistre) - discesa, comunque si, nell'Ade, nell'inconscio (da vivi, perché si è rischiato di essere morti). A ciascun nucleo corrisponde una lingua: o la lingua visionata e defomante "vista" da chi è stato colpito a morte e sta per moriredissanguato, oppure la lingua aerea, fatata e fresca degli affetti familiari, scoccata in "falistre" - fiocchi di neve o faville più che dialettali: materne.

 

*prima nazionale

 

 

Trent'anni dopo

 

IL TESTO (poetico, teatrale) e l'EVENTO. Innanzitutto di una voce, di un canto della lingua-realtà, della poesia stessa, insieme gioioso e bissale - spalancate universi. E poi (esiste anche un'intelligenza del corpo) di un gesto muto e onnidicente, grado zero delle lingue e origine di ogni possibilità comunicativa- narrativa: "Ma come, non mi vedi? Sono qui" (l'evento dell'essere qui) e "corse, grida, risa: ti ho colpito!" (qui nella storia). Ma è una storia narrata per "intermittenze del corpo", cioè per lampi di verità del corpo / tempo /memoria, che pur ruotano attorno a due gruppi tematici: da una parte la morte dell'infanzia e dell'adolescenze (L'urlo) e dall'altra l'infanzia e l'adolescenza ritrovate (le falistre) - discesa, comunque si, nell'Ade, nell'inconscio (da vivi, perché si è rischiato di essere morti). A ciascun nucleo corrisponde una lingua: o la lingua visionata e defomante "vista" da chi è stato colpito a morte e sta per moriredissanguato, oppure la lingua aerea, fatata e fresca degli affetti familiari, scoccata in "falistre" - fiocchi di neve o faville più che dialettali: materne.

 

*prima nazionale