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MUSICHE DEL TEMPO

INTERPRETI

pianoforte e voce recitante  Massimo Munaro, violoncello e canto Luca Bisceglia 

TESTI

Marcel Proust e Marco Munaro

ASSISTENZA TECNICA SUONO E LUCI

Alessio Papa

MUSICA E REGIA

Massimo Munaro

 

PRIMA RAPPRESENTAZIONE:

Rovigo, Teatro Studio 16 dicembre 2014

Il Concerto scenico propone, per la prima volta, un attraversamento delle musiche originali che Massimo Munaro ha composto nel corso degli anni per il Lemming. Queste musiche sono qui eseguite dal vivo, in una nuova versione per pianoforte, violoncello e voce.
Se la musica, così come il teatro, non è che una dinamica del tempo, un modo di scrivere il tempo, queste musiche cercano di esplorare quello spazio che risulta incorruttibile rispetto all’invecchiamento e alla morte. Come sempre accade, però, nei lavori del Lemming non si tratta per gli spettatori semplicemente di assistere ad uno spettacolo, quanto piuttosto di essere completamente immersi all'interno dell'opera. Si tratta di vivere un'esperienza.

In Musiche del Tempo ho provato a riattraversare alcune  delle musiche che ho composto nel corso del tempo  per il Lemming. Alcune di queste  (penso in particolare a  quelle scritte per  la Tetralogia), mi hanno  davvero sempre accompagnato in questi anni, altre sono invece uscite improvvise da un armadio  affollato di cose, di profumi e di ricordi. Ma qui, con il suono del solo pianoforte  e del violoncello, ogni brano  possiede, mi sembra, un diverso aroma. 

Se la musica, così come il teatro,  non è che una  dinamica, un modo di scrivere il tempo,  queste musiche cercano di esplorare quello spazio che risulta incorruttibile rispetto all’invecchiamento e alla morte. Nei miei lavori poi, naturalmente, non si tratta mai per gli spettatori semplicemente di assistere ad  uno spettacolo, quanto  piuttosto di esserne completamente immersi e di vivere così una piccola esperienza. 
Come al solito infatti quello che chiedo ad  ogni spettatore non è né semplice né abituale: sdraiarsi in un grande  letto al buio insieme ad  estranei per ascoltare della musica, per qualcuno  può risultare piuttosto impegnativo. 
C'è qualcosa  di  profondamente  intimo  e  spiazzante  in  questo  sprofondamento,     nella simmetrica fragilità che si realizza fra noi. 
E' come se invitassi ogni spettatore ad entrare  nella mia stanza della musica, nella mia stanza dei ricordi. Ma una volta entrato,  ed accettato  il  semplice gioco, ecco che la  stanza  diventa  la  sua,  ed ognuno  viene  rimandato immediatamente  alla sua memoria,  alle  sue immagini,  ai  suoi ricordi  personali.  Eppure  eccoci qui tutti insieme nel letto della Grande Madre: perché ogni ricordo a teatro  non  è mai tale se non è condiviso.