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L' INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE

L' INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE

uno studio

INTERPRETI

Cristiano Cattin e Antonia Bertagnon

CORO

Marcello Ferrari, Francesco Piva, Nadia Poletti, Vilma Sigolo, Roberto Ragazzoni, Marco Farinella, Fiorella Tommasini

MUSICA E REGIA

Massimo Munaro

PRIMA RAPPRESENTAZIONE:

Rovigo, Teatro di Casa Serena, gennaio 1994

L'ultimo movimento dell'ultimo quartetto di Beethoven è scritto su due motivi: Muss es sein? (deve essere?) – Es muss sein (deve essere!). Perché il senso delle sue parole fosse del tutto chiaro, Beethoven scrisse in testa all'ultimo movimento le parole: "Der schwer gefasste Entschluss": la risoluzione presa con difficoltà, la grave risoluzione.
La grave risoluzione è unita alla voce del destino (Es muss sein); pesantezza necessità e valore sono tre concetti intimamente legati: solo ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore.
L'idea dell'eterno ritorno accomuna Nietzche all'eroe Beethoveniano: la grandezza di un uomo risiede nel fatto che egli porta il suo destino come Atlante portava sulle spalle la volta celeste. All'antitesi di questo pensiero in Parmenide la leggerezza assume un valore positivo. Come per Orazio la fugacità dell'esistenza va colmata fino in fondo con la pienezza del semplice esistere.



Milan Kundera

La storia di Tomas e Tereze, che è la storia di una relazione di coppia, è immersa nel flusso della grande Storia: siamo nella Cecoslovacchia dell'invasione russa del 1968, e questa vicenda collettiva non solo fa da sfondo, ma nutre e dà significato a quella privata. Ancora una volta- dopo le esperienze de "La Citta Chiusa" e di "Una sola moltitudine" - ci siamo trovati a dover risolvere la dialettica tra una storia individuale e un dramma collettivo. 
In questo studio abbiamo pensato all'utilizzazione di un Coro, quasi a recuperare la funzione che esso aveva agli albori del teatro: un uditorio multiplo di presenze che circonda i personaggi principali del dramma e dà risposta e risonanza ad ogni moto ed esplosione delle loro passioni.
Il Coro sogna e mormora accovacciato a fianco della statua che parla.
E' esso stesso statua. E' possibile fare esplodere la narrazione e ricomporla sotto il flusso guida della poesia? Questa è stata ancora una volta la nostra scommessa.

Il lavoro nato come studio teatrale nel 1994 è stato riproposto a tredici anni dalla sua creazione, nel 2007, per il ventennale della nascita del gruppo.

Che cosa è rimasto della gente che moriva in Cambogia?
Una grande fotografia: un’attrice americana con in braccio
                   un bambino 
tutto giallo.

Che ne è rimasto di Beethoven?
Un poster con un uomo con i capelli arruffati che con voce cupa
                  ripete 
all’infinito Es muss sein.

Che ne è rimasto di Tomas?
Una tomba con una scritta: dopo un lungo cammino
                 un meritato riposo.


                Muss es sein?
                                     Es muss sein!