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SOGNO DENTRO SOGNO

INTERPRETI

Massimo Munaro, Martino Ferrari, Gerardo Gasparetto, Fiorella Tommasini

TECNICI

Carlo Cavriani, Enrico Bascarin, Francesco Piva

MUSICHE

Massimo Munaro

SCENE E REGIA

Martino Ferrari

PRIMA RAPPRESENTAZIONE:

Rovigo, Teatro Don Bosco, 10 novembre 1988

Una nuova presenza giunge in un mondo estraneo e questo mondo comincia ad animarsi, a muoversi, attorno al nuovo venuto. Inizialmente le azioni sembrano confuse, caotiche, come possono sembrare confuse, ad un osservatore che non ne conosce le regole,le mosse di un gioco.
A tratti e in diversi momenti gli avvenimenti sembrano assumere una direzione precisa, prende corpo "la realtà" o un'illusione di essa. Jan, il protagonista, si trova a vivere una serie di situazioni diverse, ognuna delle quali offre una spiegazione di ciò che è avvenuto fino a quel momento. "Aveva battuto la testa e perso la memoria", "aveva bevuto e sognava di aver perso la memoria", "era pazzo e il resto erano sue allucinazioni", ma nessuna di queste verità trova conferma.
Sogno dentro Sogno racconta una storia di una perdita, perdita di identità e perdita in un meccanismo sempre più complesso, nel quale ci si trova costretti molto prima di averne intuito la logica. Il meccanismo costringe Jan a partecipare a situazioni che egli non capisce e di cui è spesso la vittima, la mancante conoscenza di sé gli impedisce di non accettare tutto ciò.
Le emozioni che animano lo spettacolo possono appartenere al vissuto di chiunque: improvvisamente ciò che è conosciuto e familiare si allontana, diventa estraneo, minaccioso, gli elementi del reale si ricombinano in qualcosa di immaginario mantenendo però i contorni precisi e amplificandone la freddezza.
Il percorso è analogo a quello che si ritrova nella xilografia "Sogno" di Maurits Cornelis Escher, qui riportata, e alla quale si fa riferimento in alcuni momenti dello spettacolo, raccontandone in un certo senso la storia.
I testi recitati sono per lo più di Georg Büchner e Fernando Pessoa, si conservano alcuni frammenti di dialogo del romanzo "Il lungo Sonno" di John Hill, da cui è partita la costruzione dello spettacolo e di cui rimangono alcuni elementi della struttura narrativa.