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MASSIMO MUNARO

LA TETRALOGIA DEL LEMMING

Domenica 20 Dicembre ore 17.00 | Teatro Studio - Rovigo (RO)


Ma soprattutto, seppure sono passati quasi venticinque anni dalla loro creazione, questi lavori non sembrano aver perso nulla della loro efficacia e della loro potenza. Essi si pongono innanzitutto come interrogazione al teatro. Interrogano la sua natura, la sua attualità, la sua funzione. E lo fanno rimettendo in questione e ridefinendo in modo radicale i suoi elementi strutturali: l’attore, lo spettatore, lo spazio scenico, la drammaturgia - conservando una radicalità irriducibile, un punto di vista che abolisce ogni abitudine e che rifiuta ogni mediazione. La Tetralogia rappresenta, nella storia della mia vita di regista e per il Teatro del Lemming, un punto insieme di arrivo e di partenza, il manifesto del nostro credo teatrale, del tutto antitetico, peraltro, ad un mondo che invece continua a muoversi in direzione opposta. Questo teatro “è così importante, così necessario, così rivoluzionario” ha scritto una mia attrice qualche tempo fa, “che non sai se è parte di una era passata che abbiamo perso e che rimpiangeremo o se è l‘avanguardia, l‘antagonista dell‘era in cui stiamo entrando“.

Naturalmente non posso sapere in quest’epoca di “distanziazione sociale” quale futuro ci aspetti o se questi spettacoli avranno davvero ancora un futuro. Personalmente però credo che continueremo sempre di più ad avere bisogno di un teatro che sia “diverso”, che non riecheggi, insegua o replichi l’orrore del mondo. E se anche la convivenza con quest’epidemia - che rende rischiosa la prossimità fisica con l’altro - dovesse continuare a lungo, inviterei a pensare al teatro come a un pharmakon. La pretesa irrinunciabile del teatro di essere incontro ravvicinato e relazione, oltre che come veleno può essere pensata come cura: il farmaco di cui abbiamo bisogno per restare umani.

Massimo Munaro

il mito e lo spettatore
ed. Il Ponte del Sale

Il libro di Massimo Munaro raccoglie i testi e le testimonianze di quattro storici lavori del gruppo rodigino: EDIPO, DIONISO E PENTEO, AMORE E PSICHE, ODISSEO, più le successive due Postfazioni di A COLONO e de L‘ODISSEA DEI BAMBINI. E‘ il racconto di un‘avventura teatrale e umana fra le più singolari degli ultimi decenni. Al centro di questi lavori c‘è la potenza sempre attuale del mito, e c‘è lo spettatore che, nel suo diretto coinvolgimento drammaturgico e sensoriale, assume qui per una volta l‘inedito ruolo di protagonista.

Dopo aver pubblicato nel 2010 per i tipi Titivillus il primo capitolo su Edipo, avrei voluto pubblicare subito l‘intero testo che è rimasto invece, per tutti questi anni, a dormire in qualche file del computer allo stato di bozza. Mai fino ad oggi avevo trovato il momento giusto per rimetterci le mani. Un po’ la quotidianità che chiama con i suoi troppi impegni, un po’ la paura di mettere un punto ad un’esperienza che sento ancora assolutamente in fieri.

Seppure nati a cavallo fra la fine degli anni novanta e i primi del nuovo millennio, i lavori della Tetralogia fanno ancora stabilmente parte del repertorio della Compagnia. Non è mai passato un anno, infatti, che insieme a nuovi lavori, almeno qualcuno di questi spettacoli, se non tutti - in modo del tutto anomalo rispetto alla prassi del teatro italiano - non sia stato rimesso in scena e presentato al pubblico. Essi continuano a rappresentare un banco di prova fondamentale per il completamento della formazione dei giovani attori del gruppo.