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TEATRO DEL LEMMING

INFERNO - parte prima di NEKYA

Venerdì 07 ottobre, ore 21.00 - Teatro Studio | Rovigo (RO)


con Fiorella Tommasini, Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Alessio Papa, Katia Raguso
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro
a Roberto Domeneghetti

 

Ispirato alla prima cantica dantesca INFERNO deve intendersi come una libera e personale scrittura scenica che interroga attori e spettatori a partire dal loro stesso statuto e, persino, nella loro comune e inquieta condizione di cittadinanza. Se da un punto di vista psichico l’Inferno, come è per il teatro, suggerisce uno sprofondamento dell’anima nel regno dei morti, del sogno e dell’inconscio - cioè in un luogo senza tempo - da un punto di vista etico esso ci riporta, invece, a domande basilari sul nostro tempo, sul regno del presente. A questo presente gli spettatori, qui, sono lasciati nella loro condizione quotidiana di muta impotenza.
Il lavoro su questa prima cantica si costituisce così come riflesso della nostra infera condizione quotidiana. E come uno specchio crudele, questo riflesso si propone di provocare nello spettatore uno shock
rivelatore e salutare. Per il Teatro del Lemming INFERNO, nato nel 2006 al termine di un processo di lavoro durato quattro anni, costituisce la prima parte di NEKYIA,

che in greco significa viaggio per mare di notte o discesa agli inferi. Il ciclo suggerisce la possibilità di un ripensamento radicale dei tre regni che la nostra cultura occidentale designa come i regni dell’oltre-mondo: Inferno – Purgatorio – Paradiso rappresentano anche oggi, infatti, innanzi tutto un
patrimonio comune e insostituibile del nostro universo simbolico. Il ciclo prevede il coinvolgimento di un gruppo limitato a 17 spettatori a replica. La prima parte di questo ciclo, INFERNO, può essere considerata anche come un’opera autonoma ed è per questo che viene proposta anche da sola e senza una limitazione di spettatori.

con Fiorella Tommasini, Chiara Elisa Rossini, Diana Ferrantini, Alessio Papa, Katia Raguso
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro
a Roberto Domeneghetti

 

Ispirato alla prima cantica dantesca INFERNO deve intendersi come una libera e personale scrittura scenica che interroga attori e spettatori a partire dal loro stesso statuto e, persino, nella loro comune e inquieta condizione di cittadinanza. Se da un punto di vista psichico l’Inferno, come è per il teatro, suggerisce uno sprofondamento dell’anima nel regno dei morti, del sogno e dell’inconscio - cioè in un luogo senza tempo - da un punto di vista etico esso ci riporta, invece, a domande basilari sul nostro tempo, sul regno del presente. A questo presente gli spettatori, qui, sono lasciati nella loro condizione quotidiana di muta impotenza.
Il lavoro su questa prima cantica si costituisce così come riflesso della nostra infera condizione quotidiana. E come uno specchio crudele, questo riflesso si propone di provocare nello spettatore uno shock
rivelatore e salutare. Per il Teatro del Lemming INFERNO, nato nel 2006 al termine di un processo di lavoro durato quattro anni, costituisce la prima parte di NEKYIA,